Lo stretto legame tra udito e cervello!

L’invecchiamento riduce la capacità di comprensione del parlato anche per le persone senza perdita di udito ed è importante intervenire tempestivamente sul danno uditivo, con opportuni test audiometrici e i giusti apparecchi acustici, in modo da contrastare il più possibile il decadimento della funzione uditiva. E‘ ben documentato che le funzioni cognitive delle persone diminuiscono con l’età (ad esempio apprendimento, memoria, emozione e attenzione). Rispetto ad adulti più anziani con normale capacità uditiva, gli adulti più anziani con perdita di udito non trattata hanno più probabilità di sviluppare problemi di memoria e ragionamento fino alla demenza; pertanto, più si hanno problemi di udito, tanto più si rischia di incorrere nello sviluppo di una demenza.
I dati delle più recenti ricerche scientifiche indicano, per esempio, che l’esposizione ai suoni si collega a molte funzioni locali in aree cerebrali diverse, contribuendo a un’attivazione e a una stimolazione generalizzata del cervello; cio’ spiega, in parte, perché la deprivazione sensoriale connessa all’ipoacusia possa favorire il decadimento cognitivo.
Il pericolo di decadimento cognitivo è direttamente proporzionale al livello di ipoacusia: rischiando l’aumento fino a 5 volte nei casi più gravi di sordità e per ogni peggioramento dell’udito di 10 decibel si registra una crescita del rischio di demenza di circa 3 volte. Un altro studio dimostra che coloro che utilizzano apparecchi acustici hanno circa gli stessi livelli cognitivi di quelli con normale udito.