La musica ascoltata a volume “sparato” - in cuffia o quella in discoteca e ai concerti - ha effetti devastanti sull’udito. È in aumento infatti il numero di adolescenti e giovani che manifestano sintomi da danno acustico, come gli acufeni - ovvero fischi, ronzii e fruscii costanti -, ma anche iperacusia, cioè una ridotta capacità di tollerare i suoni esterni. E il dato in un certo senso più allarmante è che i ragazzi considerano ormai del tutto normale l’esposizione a livelli di decibel da martello pneumatico, incuranti o inconsapevoli delle gravi conseguenze sulla loro vita.
Le età più a rischio:
Gli acufeni possono essere presenti in tutte le fasce d'età, anche in quella pediatrica, ma più a rischio sono adolescenti e giovani per esposizioni a fonti eccessive di rumore (discoteche, musica ascoltata con auricolari). Nei giovani gli acufeni si accompagnano ad un'iniziale perdita uditiva.
Gli adolescenti e i giovani che ascoltano musica con apparecchi portatili per pùdi un'ora al giorno per 5 anni e che quindi sono a rischio a danni dell'udito.
Il monito dell’Oms in occasione della Giornata Mondiale
Il problema riguarda i giovani a tutte le latitudini, tanto che l’Organizzazione mondiale della sanità lancia l’allarme su cuffiette, discoteche e stadi. «Circa 1,1 miliardi di teenager e giovani adulti sono a rischio di sviluppare una perdita di udito - avverte l’Oms in occasione della giornata mondiale dell’orecchio e dell’udito (“International Ear Care Day 2015”) - per via dell’ascolto non sicuro di musica con le cuffie e per l’esposizione a livelli dannosi di rumore in eventi e luoghi di intrattenimento». Fra gli avvertimenti c’è quello di limitare l’uso delle cuffiette a «meno di un’ora al giorno», ma anche l’invito ad abbassare il volume, cercando di «non superare il 60% del massimo consentito dai dispositivi utilizzati». Nei Paesi ad alto e medio reddito un ragazzo su 2 fra i 12 e i 35 anni è inseparabile da smartphone, lettori Mp3 e altri dispositivi per l’ascolto della musica e non li usa in condizioni di sicurezza, mentre il 40% è esposto a livelli sonori potenzialmente dannosi in locali notturni, concerti o eventi sportivi. Per gli esperti internazionali non è un caso che oggi un adolescente su 5 lamenti un disturbo uditivo. E i numeri risultano in aumento del 30% negli ultimi 15 anni.
Una ricerca nelle Fiandre
Emblematiche le conclusioni di una ricerca condotta nelle Fiandre (Belgio) su 3.892 studenti delle scuole superiori (età media, 16 anni e mezzo) pubblicata sulla rivista scientifica PlosOne, primo firmatario Annick Gilles. Attraverso un questionario, i ricercatori hanno verificato la prevalenza di acufeni in forma sia temporanea che permanente nel gruppo di ragazzi, il loro comportamento e le convinzioni sull’uso delle protezioni per l’udito. «Sono emersi dati abbastanza sorprendenti — spiega il professor Alessandro Martini, direttore del reparto di Otochirurgia dell’Azienda ospedaliera Università di Padova —. Il 46% ha dichiarato in sostanza di essere indifferente rispetto al problema. Un’altra sorpresa riguarda gli acufeni bilaterali: quelli temporanei sono risultati presenti nel 73% dei casi e i permanenti nel 15%. Sono dati spaventosi, perché questi ragazzi si porteranno il problema per tutta la vita». Non solo. L’80% degli intervistati ha ammesso di non usare alcuna forma di protezione dell’udito, nemmeno quando va a un concerto, mentre quasi la metà ritiene normale l’ascolto di musica a 103 decibel, lo stesso fracasso prodotto appunto da un martello pneumatico.
In Italia gli acufeni riguardano 2,5 milioni di persone
E la situazione in Italia? Anche se mancano dati epidemiologici precisi, si stima che il disturbo da acufeni riguardi 2,5 milioni di persone. Il 50% di pazienti con problemi uditivi soffre di acufeni. «In tutti gli ambulatori di otorino, siamo pieni di gente con gli acufeni, anche giovani. E abbiamo sempre sottovalutato il fenomeno» conferma il professor Martini. «I giovani oggi vanno incontro anche a un altro fenomeno da esposizione a rumore, oltre agli acufeni che sono frequenti e all’abbassamento di udito di cui magari non ci si accorge all’inizio perché la perdita riguarda solo poche frequenze: — aggiunge Giancarlo Cianfrone, ordinario di Audiologia all’Università La Sapienza di Roma — si tratta dell’iperacusia, cioè il fastidio eccessivo nell’ascolto di suoni nella vita quotidiana anche moderatamente elevati, che può diventare molto invalidante». Sotto accusa, anche da noi, il volume troppo alto della musica in discoteca e ai concerti, così come l’ascolto in cuffia.
I consigli degli esperti
«Non bisogna trascurare i primi segnali, — sottolinea Cianfrone — cioè un ovattamento persistente dell’orecchio dopo l’esposizione al rumore e gli acufeni. In questo caso, meglio sottoporsi subito a una visita specialistica. Se il danno è piccolo, con le cure si evita che possa peggiorare. In generale, se si va in discoteca bisogna stare lontano dalle casse acustiche e dopo 10 minuti di ascolto continuato ne servono 10 di “riposo”». Per quanto riguarda l’ascolto da riproduttori, meglio le cuffie che l’auricolare, perché la cuffia tende a emettere un suono molto più propagato. L’auricolare invece entra nel condotto uditivo e crea una risonanza con ulteriore amplificazione del suono. Ogni volta che si dimezza la distanza dalla fonte sonora, infatti, raddoppia l’intensità del suono. «Attenzione soprattutto in strada — dice Martini —. A causa del rumore di fondo del traffico, chi utilizza le cuffiette alza il volume aumentando così i danni. E rischia anche di non sentire i veicoli in arrivo e di finire investito».
Riflettici, puoi ancora limitare i danni!
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